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Con altrettanta serietà Arto ripagherà il mondo dell'arte che lo accoglie nel salotto buono: «Chi si aspettava qualcosa di concettuale e di allegramente sofisticato sarà deluso: l'idea è creare una zona di buio durante il giorno, qualcosa di inquietante, spero quasi disturbante. L'idea di fondo si rifà a un viaggio che Antonin Artaud fece in Messico alla ricerca delle radici del teatro tra gli indios, per scoprire che le loro danze erano in realtà ispirate dai gesuiti veneziani che li avevano colonizzati. I ballerini saranno tutti vestiti di nero, e il suo-no sarà un suono bianco, neutrale, più che altro un rumore».
In Italia, Arto ama anche Napoli: «Perché è come Rio: meravigliosa, pericolosa e con una musica fantastica. Mi piace pensare che la mia parata sarà oscura come un libro di Sa-viano: anche se Obama ha vinto, non ci sono ragioni per essere allegri. Alla fine la Biennale non è un cocktail party».